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Storia Molinette, Dermatologico San Lazzaro, San Giovanni Antica Sede

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Il Presidio Ospedaliero Molinette, Dermatologico San Lazzaro, S. Giovanni Antica Sede è la struttura ospedaliera più grande del Piemonte. Sede di tutte le discipline mediche specialistiche, ad eccezione dell'Ostetricia, dell'Oculistica, della Ginecologia, della Pediatria e delle Malattie Infettive ospitate in altri ospedali torinesi, si estende su un territorio di 142.000 metri quadrati sulla sponda sinistra del Po. 

Sulle origini dell'ospedale non esistono documenti. Di sicuro esso è sorto come spontanea opera di solidarietà verso i malati meno abbienti che trovavano rifugio presso piccoli ricoveri annessi alle Chiese. La tradizione fa risalire alla pietà di un canonico del Duomo di Torino il primo inizio di quest'opera di misericordia. Pare che il sacerdote abbia raccolto per strada un moribondo e lo abbia sistemato in una stanzetta del campanile della Chiesa di San Giovanni. Da qui il nome che, pur con piccole varianti grafiche, è rimasto sostanzialmente immutato. L'appellativo "Maggiore" deve essere stata un'acquisizione attestata nel tempo probabilmente per l'importanza assunta nel corso dei secoli. Sicura invece, e storicamente fondata su carte autentiche, è l'attività dell'Ospedale Maggiore già presente nel XIII secolo.

La gestione dell'Ospedale fu sempre affidata ai Canonici del Duomo, con il benestare del Vescovo di Torino. Così sotto la protezione dell'autorità ecclesiastica, con una rendita assicurata da lasciti, elemosine di privati cittadini, beni immobili e sufficienti per le proprie necessità benefiche e assistenziali, l'Ospedale Maggiore godette di una vita tranquilla fino ai primi decenni del XVI secolo, quando stragi e ruberie delle soldatesche nemiche ma soprattutto la terribile epidemia di peste del 1630, la stessa di cui parla Manzoni nei "Promessi sposi", sconvolse la vita dei paesi subalpini.

Anche l'Ospedale Maggiore soffrì della crisi economica che investì la zona al punto che il Capitolo del Duomo pensò di appellarsi al CARTA Comune per risolvere la drammatica situazione ottenendo i beni di altre dodici confraternite che erano state soppresse. Avendo sistemato così la posizione finanziaria, i Rettori dell'ospedale Maggiore chiesero d'incorporare l'ospedale di San Lazzaro, un lebbrosario situato fuori le mura della città e quasi completamente distrutto, per crearne uno più grande. L'Ordine di San Lazzaro risaliva ai tempi delle Crociate, durante i quali, per difendere i luoghi santi della cristianità e per portare sollievo agli infermi, sorsero compagnie di uomini, religiosi e guerrieri,che alternavano l'assistenza ospedaliera, per lo più in lebbrosari, con la difesa delle terre cristiane contro gli assalti degli infedeli.

Nel 1680, a causa della cronica mancanza di spazi, la congregazione decise di accettare il progetto del nuovo ospedale preparato dal Conte Amedeo di Castellamonte, figlio di quel Carlo che progettò piazza S.Carlo. Il progetto dell'edificio a pianta a "croce greca", la struttura su due piani si apriva su un cortile, e lì un altare ben visibile dalle finestre delle corsie. La crociera divideva l'isolato in quattro ariosi cortili fiancheggiati da due file di portici ad archi sostenuti da colonne abbinate. Una piccola curiosità: i lavori di costruzione dell'ospedale durarono otto anni e costarono un milione di lire.

L'ospedale, oggi conosciuto come S.Giovanni Antica Sede, mantiene intatta la struttura originale. Nel 1700 cominciava a rivelarsi, in seno all'amministrazione dell'Ospedale Maggiore, un certo contrasto tra l'autorità ecclesiastica, che sempre ne aveva diretto la gestione, e l'autorità laica, che voleva liberarsi da questa tutela; mentre un terzo contendente e di maggior peso, il monarca Amedeo II di Savoia, voleva affermare la sua incondizionata autorità anche in questo campo.

Attentissimi al bilancio sono stati per secoli gli amministratori dell'Ospedale Maggiore anche quando il movimento economico e finanziario, notevolmente aumentato avrebbe richiesto più personale esperto ed appositamente incaricato. Durante gli ultimi anni del'700, il patrimonio dell'Ospedale Maggiore, pur ricco di cedole, case, rendite, non bastava a coprire le spese a causa del continuo aumento dei ricoverati e dell'inaridimento delle fonti di beneficenza pubblica e privata. Con l'avvento del primo governo repubblicano rivoluzionario l'Ospedale Maggiore cessò di fruire di particolari benefici, crebbero i tributi, aumentò la carta moneta, comparve la carestia dei viveri ed al solito grande numero di ricoverati si aggiunse quello straordinario dei militari malati o feriti. Per porre rimedio a questi gravissimi inconvenienti si sostituì all'azione caritativa del privato quella obbligatoriadello Stato. Nel 1832 Re Carlo Alberto, dopo aver consultato le autorità ecclesiastiche e laiche, emanò un "Regolamento dell'Ospedale di San Giovanni Battista e della Città di Torino" in cui vennero dettate norme per ogni attività dell'Ente.

CARTA

E' utile ricordare che le prime suore che prestarono servizio all'Ospedale furono quelle di San Giuseppe, dette le Giuseppine, chiamate a Torino, per carenza di personale, nel 1831 dalla marchesa Giulia di Barolo. Queste suore erano destinate all'istruzione della gioventù, ma furono incaricate dal Re nel 1833 alla sorveglianza del servizio di cucina e della biancheria, in attesa di assumere anche il servizio delle infermerie. Tre anni più tardi furono sostituite da quelle di "Carità" e il Superiore dell'Ordine, Padre Durando, concedendo la presenza delle suore in Ospedale diede l'avvio dell'opera preziosa di carità e di assistenza delle Figlie di San Vincenzo, durata oltre 130 anni. Nel 1867 venne redatto il primo Regolamento riguardante il Servizio del personale amministrativo, sanitario, religioso che suddivideva i compiti di direzione delle varie branche di attività ai singoli direttori.

Nel 1915 l'Italia entrò in guerra contro gli Imperi Centrali e l'Ospedale Maggiore trasformò le proprie cliniche in Ospedale Militare di riserva. Il 21 luglio 1928 venne firmata una convenzione con cui si stabilì la sede del futuro ospedale, chiamata la Città Ospedaliera, lungo la sponda sinistra del Po nella zona dei vecchi Mulini. La Città Ospedaliera comprendeva la Regia Opera di Maternità, fondata nel 1730 insieme alla prima scuola di ostetricia in Europa, e l'Ospedale S.Lazzaro. La si volle in una zona piena di luce ed estremamente salubre e appoggiata sulla riva del Po come una terrazza che guarda le colline: "Le Molinette" prese il nome dalla zona per la presenza di un piccolo mulino detto la Mulinetta, il nome si pluralizzò probabilmente per la vicinanza di altri mulini.

Il 9 novembre 1935 l'Ospedale venne inaugurato in pompa magna presenti le autorità cittadine e il re Vittorio Emanuele III attorniato da una folla di personalità politiche e militari. Il costo dell'opera ammontò a 71 milioni di lire, di cui 35 spesi dal Municipio, 21 dal Governo, 5 dall'Ospedale Maggiore destinati all'arredamento e 10 versati dalla famiglia Abegg. Il nuovo ospedale presentava nel corpo dell'edificio gli ambulatori centrali, i servizi di pronto soccorso e degenza temporanea, quattro divisioni di medicina, quattro di chirurgia, una di urologia, una di stomatologia, una di reumatologia, una di otorinolaringoiatria, una di cardiologia, tre reparti per pensionanti, il laboratorio Baldi e Riberi Nelle due ali laterali, in quella lungo il Po la clinica medica e l'istituto di patologia medica, la clinica chirurgica, la clinica odontoiatrica, dall'altro lato, lungo via Genova, si allineavano l'istituto clinico di patologia chirurgica, l'istituto di radiologia universitaria, la clinica neuropsichiatrica ed altri istituti. Chiudevano al lato sud della cittadella l'istituto di anatomia patologica, le camere mortuarie e l'edificio dell'Ospedale San Lazzaro con annessa la clinica dermatologica per un totale di 1600 letti. All'interno erano situati altri padiglioni con la chiesa, la scuola convitto per infermiere laiche, la cucina, la centrale termoelettrica.

Durante la seconda guerra mondiale l'Ospedale Maggiore rimase agibile solo per metà a causa degli ingenti danni dovuti ai bombardamenti destinati alla Fiat Lingotto, alla Riv, alla linea ferroviaria, garantendo comunque i servizi e i ricoveri d'urgenza. Sotto il cortile di corso Bramante fu allestito anche un rifugio antiaereo, dove erano ricoverati i malati durante le incursioni aeree. Dopo la ricostruzione l'ospedale "Molinette" riprese l'attività assumendo nel corso del tempo un'importanza sempre maggiore non solo in città, ma anche in tutta la regione.

L'assetto istituzionale attuale e il nome Azienda Ospedaliera Universitartia "Città della Salute e della Scienza di Torino" è il frutto di una riorganizzazione istituzionale che ha investito tutta la Sanità, attribuendo alle aziende ospedaliere autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. La nostra Azienda, insieme a tutte le altre in Piemonte, ha ottenuto dalla Regione Piemonte il riconoscimento di Azienda Ospedaliera Universitaria per l'attività di riferimento e di alta specializzazione sanitaria.

 
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